Intervista a LUCY+JEORGE ORTA
di Marta Casati
Intervista in occasione della mostra Antactica all'HANGAR BICOCCA di Mlano nel 2008.
Antarctica è un progetto che tra febbraio e aprile dello scorso anno (2007) vi ha visto partire in una spedizione nella base scientifica argentina di Marambio, nella Penisola Antartica, per installare le vostre opere e realizzare un video.
Antarctica è un progetto che tra febbraio e aprile dello scorso anno (2007) vi ha visto partire in una spedizione nella base scientifica argentina di Marambio, nella Penisola Antartica, per installare le vostre opere e realizzare un video.
Nel
vostro immaginario cosa ha significato l’incontro con una terra – almeno
all’apparenza – tanto distante?
« Hacia
el sur en el blanco profundo se fundieron los colores del mundo y el silencio
se hizo voz y el amor se hizo agua, y el agua se hizo paz y belleza Antártida,
Antártida, escuela de humildad de ciencias y ... ecoamistad. Antártida, Antártida, altar de hielo y luz,
reserva de agua y paz.» Jorge
scrisse questo prima del 1992. Da allora sogna di andare nel continente che ha
catturato, allo stesso modo, l’immaginazione di molte persone: la vita
selvaggia, i banchi di ghiaccio fluttuanti, i vulcani spenti, i viaggi passati
e le spedizioni che hanno provato, scoperto e sconfitto le condizioni
climatiche più ostili di sopravvivenza e resistenza e riportato nuove storie sul
paesaggio. Antarctica significa
speranza per un nuovo mondo basato sulla compassione, la ricerca, la
collaborazione, su di una profonda comprensione dell’equilibrio del nostro
ecosistema e di una terra di pace dove fraternità e umanità possano convivere.
Quali
sono state le maggiori difficoltà incontrate durante il viaggio?
Ci
sono stati giorni infiniti, quando nessuno poteva lasciare la base scientifica
per paura di perdere la vita nel vento glaciale. C’erano giorni in cui si
attendeva che le condizioni climatiche cambiassero, pensando alla famiglie,
agli amici, chiedendosi quando sarebbe arrivato il giorno del ritorno a casa.
Dando
per scontato che ogni progetto ha sempre un proprio sviluppo, quale
scegliereste come caratteristica predominante che distingue la mostra che si è
appena inaugurata all’Hangar Bicocca?
La
prima grande esposizione del nostro lavoro in Italia, curata da Bartolomeo
Pietromarchi, unisce, per la prima volta, il lavoro che abbiamo condotto negli
ultimi diciotto anni, sotto la metafora Antarctica. È una summa della nostra investigazione del
viaggio artistico, con percorsi sinuosi, deviazioni errate, vicoli ciechi,
incroci e biforcazioni. Ogni serie del lavoro è un percorso di ricerca separato
ma interconnesso con gli altri, in cui ambiente, sopravvivenza, habitat,
spostamenti, relazioni, autonomia, sono tutte componenti della natura della
spedizione.
Uso
come pretesto il titolo della mostra che si è aperta a febbraio in Giappone[1] per chiedervi la definizione di Alternative
Home e Fantastic Live.
Il
progetto Antarctica offre un’alternativa per vivere ed esistere in un senso
metaforico. Abbiamo sollevato innumerevoli domande e visualizzato molti tipi di
idee alternative per vivere, attraverso i differenti lavori che abbiamo creato
negli anni: Refuge Wear, OrtaWater,
Hortirecycling, Life Nexus, Body Architecture,…Trovo che le nostre vite siano fantastiche (in apparenza come se
generata, concepita da una sfrenata immaginazione; bizzarra ed eccezionale), ma
non ci sembra mai così perchè siamo sempre assetati e bisognosi di spingere
sempre più lontano i nostri limiti.
L’acqua
è un elemento chiave nella vostra ricerca. Nell’interagire con i principi che
la regolano, qual è la determinante che più vi interessa?
Come
ogni ricercatore, abbiamo molte vie per investigare un soggetto. Non possiamo
sapere quale si rivelerà eventualmente come vera o fornire le risposte che
stiamo cercando.
Siamo
particolarmente interessati alla purificazione e al filtraggio dell'acqua e
abbiamo scoperto che ci sono molte strade basate sull'efficacia dei costi che
creano acqua potabile per le persone che ne hanno bisogno in tutto il mondo.
Con
la nostra conoscenza di base e con l’aiuto di ingegneri, siamo stati capaci di
purificare e distribuire come bevanda, l’acqua più sporca d’Europa: quella del
Canal Grande a Venezia, come primo esperimento.
Si
parla spesso di “urgenza” riferendosi alle problematiche ambientali connesse al
nostro pianeta. Quale ritenete essere la più tragica non-urgenza che l’uomo
continua a non vedere e, di conseguenza, non correggere?
Consumiamo
e sprechiamo troppo, e non solo acqua! Per esempio, gli Stati Uniti, producono
da soli, approssimativamente 220 milioni di tonnellate di spazzatura ogni anno.
Ciò equivale a seppellire più di 82,000 campi da calcio sotto ad un cumulo di
spazzatura compressa profondo 6 piedi.
Sono
curiosa di sapere come vi figurate la terra tra cento anni…
Se
il surriscaldamento globale continua con questo andamento, vivremo veramente in
Antarctica. Bisogna sperare che
tutti i cittadini abbiano il passaporto antartico e abbiano preso la
nazionalità e firmato un nuovo trattato di pace.
Nutrite
speranza e una concreta positività per il nostro futuro o la vostra visione
corrisponde a scenari dalle apocalittiche conclusioni?
Siamo
ottimisti e numerosi nostri lavori sono molto giocosi, ma siamo anche cauti: se
non vediamo o ignoriamo il peggio, come possiamo immaginare un futuro migliore?
La
tenda rappresenta un rifugio precario ma con la duttile caratteristica di
essere mobile. Sono la mobilità e il nomadismo che la contraddistinguono, le
qualità più lodevoli di questa abitazione/riparo?
La
mobilità permette movimento, progressione da uno stato ad un altro. Il lavoro è
anche multi-funzionale, cioè si presta ad innumerevoli scopi. La capacità di
trasformazione consente una personalizzazione. Queste differenti combinazioni
offrono un messaggio di speranza.
Anche
a voi, come ad altri artisti che ho intervistato, non posso non chiedere tre
aggettivi per descrivere l’arte contemporanea.
Sviante,
intellettualmente stimolante, attraente al punto da creare assuefazione.
Chiedervi
qualche anticipazione su progetti futuri, anche a lunga scadenza, è possibile?
Siamo
concentrati su un progetto speciale, che è uno sviluppo di Les Moulins.
Negli
ultimi dieci anni, siamo stati molto attivi nel nostro studio principale “The
Diary”, situato nelle campagne ad est di Parigi e come risultato abbiamo avuto
la fortuna di aver accesso e poter acquistare un’area consistente di terra ed
edifici industriali abbandonati, lungo la Gran Morin Valley.
Stiamo
per formare una partnership con diversi attori al confine tra arte
contemporanea e design per creare un complesso culturale di 20 ettari dedicato
alla produzione e promozione delle arti, con un particolare riferimento a esiti
sia locali che internazionali.
In
Francia questa sarà la prima iniziativa privata di questo tipo e portata.
Metteremo
a punto uno studio e spazio multimediale per la produzione di un’arte
sperimentale; un caffè/ristorante basato sul concetto del nostro lavoro 70x7
The Meal, collaborando con i
produttori di cibo locali e gli chefs, interessati a lavorare sulla
problematica della biodiversità.
Ci
sarà un centro per le energie rinnovabili collocato nei pressi di un mulino ad
acqua, per collaborazioni di ricerca tra arte, scienza ed ingegneria. Negli
edifici industriali ci saranno spazi per le esposizioni, performance, situati
in uno splendido parco vicino al fiume.
La
Galleria Continua ha già aperto la sua galleria francese all’interno del
complesso e altre gallerie e artisti si trasferiranno in questo sito/spazio
eccezionale nei prossimi dieci-venti anni.
Abbiamo
molto lavoro davanti a noi, questo è certo!
Lucy Orta è nata nel 1966 a Sutton
Coldfiel, Warwicksh (UK). Vive e lavora a Parigi.
Jorge Orta è nato nel 1957 a Rosario (Argentina).
Vive e lavora a Parigi.
(Pubblicata su ESPOARTE
di Aprile-Maggio 2008)
[1] La mostra è stata ospitata dall’Hiroshima
City Museum of Contemporary Art e ha come titolo Alternative Homes for
Fantastic Lives.
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